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Carriera unica, nome d’arte e futuro da mamma: la Cagnotto si racconta, “così sono diventata Tania”

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Dalla carriera piena di successi e qualche delusione, fino all’addio ai tuffi: Tania Cagnotto di racconta tra sorrisi, rimpianti e un futuro pieno di progetti

Carriera unica, nome d’arte e futuro da mamma: la Cagnotto si racconta, “così sono diventata Tania” – Dopo tanti, tantissimi successi la tuffatrice italiana più vincente appenderà il costume al chiodo. Un appuntamento a Torino che sa di lacrime di nostalgia e addio, ma che sicuramente chiude un capitolo importante della vita di Tania che ha vinto tutto ciò che poteva e lottato fino allo strenuo delle forze in suo possesso.

LaPresse/Gian Mattia D'Alberto

LaPresse/Gian Mattia D’Alberto

Carriera unica, nome d’arte e futuro da mamma: la Cagnotto si racconta, “così sono diventata Tania” – Mi mancano già tante cose, – dice la Cagnotto raccontando la sua vita senza tuffi alla Gazzatta dello Sport – come prepararmi per un obiettivo, i viaggi, anche se fino a Rio sembrava non ne potessi più. Non mi manca l’ansia prima delle gare, il non dormire”. “Penso al primo oro europeo nel 2004, al primo bronzo mondiale nel 2005: a Montreal capii che potevo battere le più forti“, racconta. “Gli ultimi 4 sono stati i più belli: solo i Giochi di Londra non sono andati come speravo. E ho imparato di più negli ultimi 4 anni che prima: non so ancora spiegarmelo. Dal 2013 ho imparato a gestire le gare: i Mondiali di Barcellona con disincanto mi hanno cambiato e permesso di arrivare a Rio in perfetta forma”. “Dai 3 metri individuali è stata l’unica volta in cui ho saltato senza troppo stress: me la sono goduta nonostante fosse la mia ultima finale olimpica. Ed è andata benissimo”.

Carriera unica, nome d’arte e futuro da mamma: la Cagnotto si racconta, “così sono diventata Tania” – Poi Tania Cagnotto sul suo essere figlia d’arte ammette: “sono stati bravi mamma e papà nel sapermi gestire, ero solo una bambina che cresceva. No, il peso del cognome non l’ho mai sentito. Ricordo da piccola che era venuta una ragazzina ucraina che mi diceva: “ma tu sai chi è tuo papà? E io ho iniziato a fare domande. Mio papà non è che mi aveva mai detto… Lo sapevo dagli altri, forse è questo che mi ha aiutato”.

LaPresse/Gian Mattia D'Alberto

LaPresse/Gian Mattia D’Alberto

Carriera unica, nome d’arte e futuro da mamma: la Cagnotto si racconta, “così sono diventata Tania” – Le esperienze in Australia e negli Usa mi sono servite: non hanno portato risultati, ma le rifarei, perché mi hanno dato tanto a livello umano. Negli Usa ho imparato a gestirmi da sola, ho imparato l’inglese, ho frequentato l’Università. – svela – La crisi c’è stata dopo i Giochi 2012, riprendere dopo due quarti posti è stato difficile: andavo in piscina e mi chiedevo se stavo facendo la cosa giusta, non mi allenavo con serenità. E’ stato un percorso difficile. Poi verso la fine della carriera non vedevo l’ora di finire, però dall’altra mi dicevo: goditela, perché poi mancherà. Infatti…”.

Carriera unica, nome d’arte e futuro da mamma: la Cagnotto si racconta, “così sono diventata Tania” – Cos’è che la emoziona di più? Tania Cagnotto risponde alla domanda del giornalista così: “ogni volta che mi vedo in tv, anche i tuffi degli altri. A Torino per la presentazione dell’ultima gara mi sono venute le lacrime. Mi basta veramente vedere poche cose che mi viene da piangere”. “Non penso alla maternità adesso: io e Stefano ci siamo appena sposati e vogliamo goderci un attimo il matrimonio, la libertà di viaggiare. Poi certo, fare un figlio è un’idea”. “Mi piacerebbe commentare le gare in tv. Vediamo. Mi piacerebbe rimanere nell’ambiente, ma potrei allenare se la Finanza me lo permette”.

Carriera unica, nome d’arte e futuro da mamma: la Cagnotto si racconta, “così sono diventata Tania” – “Sul trampolino ho voluto esprimere il mio essere ostinata, il non mollare mai. Fino alla fine. Londra doveva andare così, sennò non sarei stata quella che sono stata a Rio. La gente mi definisce come una che non ha avuto tutto subito, ho avuto delle difficoltà, ma poi sono riuscita ad uscirne. La costanza, la caparbietà. – conclude – Così sono stata Tania”.

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